Chi sono
Sono un grande appassionato di immagini: l’attrazione per le illustrazioni, la fotografia, la manipolazione digitale, hanno sempre accompagnato il mio percorso di crescita e di formazione sia professionale che personale.
La mia storia
Primi passi
Ho studiato Architettura e lavorato nel mondo del design per molti anni, è in quest’ambito che è nata una forte spinta che mi ha avvicinato alla fotografia: la necessità di rappresentare il fermento che stavo vivendo attivamente. Da lì in avanti il mezzo fotografico non mi ha più abbandonato e, anzi, ha alimentato le mie sperimentazioni in ambiti anche molto distanti da quelli iniziali. Seppure oggi mi occupi di altro, la mia fotografia si è evoluta e punta ad uno stile diverso.
Quanto conta la creatività
Mi piace credere che attraverso la creatività io abbia modo di esprimere una mia idea molto più ‘di pancia’ di quanto avessi potuto sperare di fare con le parole. A mio avviso creatività ed emotività collimano in tantissimi aspetti. Ho creduto per molto tempo che avrei legato – in un modo o in un altro – creatività e professione, ma ho imparato che tutto ciò che è implicitamente legato ad una committenza non si sposa con la libertà espressiva tout court.
Il ruolo del ritratto
Ho cominciato ad avvicinarmi al ritratto fotografico e me ne sono innamorato, anche se intendo il genere in modo molto ampio. Lo scambio con le persone, relazionarmi in modo empatico e tradurre tutti gli input che ricevo in immagini: è questa la linea guida del mio lavoro. Ho condensato tutta la mia ricerca su questi aspetti, tanto da focalizzarmi soprattutto sull’importanza di associare al ritratto una storia. Le persone e le loro identità mi interessano e sono l’oggetto principale delle mie sperimentazioni.
Ci sono molti aspetti simbolici nei miei lavori: i colori, i segni, le posizioni che spesso faccio assumere ai miei soggetti sono il frutto di un pensiero sempre condiviso e finalizzato al racconto. A raccontare cosa? Ogni volta è diverso, perché diverse sono le persone che incontro e alle quali chiedo di posare. In questo senso la ‘comunicazione visiva’ assume una connotazione più tangibile: associando una storia ad un ritratto riesco a far immedesimare l’osservatore nella scena che gli sto proponendo.
Identità
persone
In definitiva provo una viscerale attrazione per le identità delle persone, le loro storie, debolezze e ricchezze interiori.
Simboli, geometrie & simmetrie
La pianificazione che adotto è generalmente scandita da una prima fase di ideazione (che può durare settimane), una intermedia di approfondimento ed una finale di realizzazione. Tutti passi che si potrebbero applicare ad un progetto di architettura, o ad una qualunque altra opera figlia di un pensiero critico.
Il mio stile è molto cambiato nel corso del tempo ed auspico che subisca ancora numerosi cambiamenti, sinonimo di crescita. Volendo fare auto-analisi, sono attratto dalle geometrie dei volti e dalle composizioni simmetriche, spesso nei miei ritratti tendo a vedere i soggetti da una prospettiva centrale, enfatizzando dettagli, gesti, linee, caratteristiche fisiche. Certamente ci si potrebbe trovare un contatto col corpus delle discipline architettoniche, ma credo che si tratti solo di una stratificazione nella mia testa.
Non mi accorgo nemmeno più di comporre un’immagine seguendo un canone di equilibri che utilizzerei per costruire la facciata di un edificio: in entrambi i casi quello che conta è la determinazione di una pelle, formalmente impeccabile, che possa contenere una storia preziosa da fermare e raccontare. In entrambe le discipline, fotografia e architettura, alla fine del processo creativo bisogna avere davanti un organismo vivo ed emotivamente interessante.
Quando lavoro ad un nuovo progetto sono estremamente motivato, adoro la carica di adrenalina tipica di ogni nuovo inizio.
Contatto
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